Quando la Testa si Ferma in Gara
Nel Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ), la mente gioca un ruolo tanto importante quanto la tecnica o il cardio. Un atleta può conoscere cento tecniche, avere uno sparring solido in palestra, essere in forma… eppure, in gara, bloccarsi. Rimanere immobile. Smettere di attaccare. Congelarsi.
Questo tipo di blocco mentale è più comune di quanto si pensi — ed è anche più interessante da analizzare, perché il BJJ non è solo uno sport di forza o velocità: è un mix di strategia, lucidità, resistenza, e capacità di decisione istantanea.
Perché ci si blocca in gara? Le 6 cause principali
1. Pressione mentale e ansia da prestazione
- La paura di sbagliare o di essere sottomessi può paralizzare. L’atleta comincia a esitare, evitando rischi o transizioni.
- L’overthinking è il killer del flow: invece di sentire la posizione, si pensa troppo (“e se mi passa la guardia?”), perdendo istinto e reattività.
2. Fatica e gestione dell’energia
- Il BJJ è durissimo: se l’atleta ha speso tutto nei primi scambi, o ha un cardio non al livello, può semplicemente… bloccarsi per esaurimento.
3. Paura del rischio
- Alcuni si congelano in posizioni neutre come la guardia chiusa. Non aprono il gioco per paura di perdere, ma così facendo… non provano neanche a vincere.
4. Pressione dell’avversario
- Un avversario aggressivo o con una presenza fisica imponente può spingere l’atleta in “modalità sopravvivenza”. La mente si ritira prima ancora del corpo.
5. Mancanza di strategia chiara
- Entrare senza un game plan porta confusione. Quando la domanda è “cosa faccio adesso?”, la risposta è spesso: “niente”.
6. Esperienze negative passate
- Un infortunio, una brutta sottomissione o una gara persa male: la mente può decidere di “proteggerci” con un blocco, anche se oggi siamo in forma.
Come si aiuta un atleta bloccato? Il lavoro del coach oltre il tatami
Un bravo coach nel BJJ non è solo un insegnante di tecniche. È un mentore, un supporto emotivo e una guida mentale. Quando un allievo si blocca in gara, serve un approccio multilivello:
1. Rinforzare la fiducia e la centratura mentale
- Allenamenti che fanno vincere: creare situazioni dove l’atleta riesce, domina, trova soluzioni.
- Parlare dell’ansia: normalizzarla. Un atleta che capisce che “è normale sentire pressione” si sente meno solo.
- Micro-reset mentali: esercizi di respirazione o focus tra uno scambio e l’altro, per recuperare lucidità.
- Routine pre-gara: stessa musica, stesso riscaldamento, stessi pensieri. Questo crea un terreno sicuro.
2. Allenarsi sotto pressione
- Sparring simulato: con tempo, pubblico, piccole punizioni/premi. Così il corpo impara a performare anche con adrenalina alta.
- Situazioni specifiche: allenare le stesse posizioni dove si blocca (es. apertura della guardia chiusa, reazione alla pressione in side, monta, schiena).
3. Strategia semplice
- Game plan minimalista: 2-3 movimenti chiave, eseguiti con sicurezza. Meno pensieri = più azione.
- Reset tattici: un grip, un movimento familiare che l’atleta può usare per “rientrare in carreggiata”.
4. Dialogo vero, dopo la gara
- Non solo “cosa hai fatto”, ma “come ti sei sentito?”. Un coach che ascolta davvero può aiutare l’allievo a capire da dove nasce il blocco.
5. Mental coach (opzionale, ma potente)
- Un professionista del mental coaching sportivo può fare la differenza. A volte bastano poche sedute per sciogliere nodi mentali profondi.
Il vero ruolo del coach
Quando un atleta si blocca, il primo impulso è pensare: “non è pronto” o “non ha abbastanza tecnica”. Ma spesso non è questione di tecniche… è questione di testa.
Un coach che vede oltre il gesto tecnico, che sa ascoltare, costruire fiducia e offrire strumenti mentali, fa la differenza vera. Ma non è un lavoro a senso unico, il Coach è importante ma è essenziale che l’atleta dimostri voglia di emergere e riscatto. Perché nel BJJ, come nella vita, il primo avversario da superare è dentro di noi.
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