16.03.2025

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Cambiare la propria accademia per prendere la cintura al McDojo Tra Merito e Marketing: Il Valore Reale delle Cinture nel Brazilian Jiu-Jitsu

Da Cinture Guadagnate a Cinture Concesse: Una Riflessione sul Valore del Progressione nel BJJ.

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Sberla Marco Mencarelli

Nel mondo del Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) si narra una storia fatta di sudore, disciplina e sacrificio. Un tempo, ogni cintura veniva guadagnata a caro prezzo, dopo anni di duri allenamenti, gare e una costante dimostrazione di abilità sul tatami. Oggi, però, il percorso sembra aver preso una piega diversa: in alcune palestre, la cintura viene quasi distribuita come un gadget dei fast food. Basta presentarsi, pagare le quote e, improvvisamente, le promozioni continuano a fluire, spesso senza che il reale livello tecnico sia effettivamente messo alla prova.

Il Paradosso del Sistema di Cinture
Questo spostamento nel paradigma non è casuale. Molti si chiedono se, in un’epoca in cui il No Gi sta crescendo a ritmi esponenziali, il valore delle cinture tradizionali sia ancora tale da meritare quella venerazione. Nel Grappling, infatti, non tessuto (gi) da afferrare o da mostrare, né quei simboli visibili di progresso come i gradi e i colori delle cinture. Se la vera valuta nel BJJ è la competenza e la capacità tecnica, perché continuiamo ad attribuire così tanto valore a un semplice pezzo di stoffa?

Promozioni Strategiche o Progressione Reale?
Un altro aspetto controverso è la gestione delle promozioni all’interno di alcune palestre. In certi casi, il sistema sembra progettato per mantenere gli atleti in fasce di cintura inferiori, dove la competizione è meno dura e le medaglie d’oro si accumulano facilmente. Questo approccio, che potrebbe apparire vantaggioso per migliorare l’immagine della palestra, mette in luce un problema fondamentale: la progressione non è più sinonimo di crescita personale e tecnica, ma diventa una strategia per “riempire” il bottino di riconoscimenti.

La Cintura Nera: Un Traguardo, Non una Meta
Un errore comune tra molti praticanti del BJJ è quello di considerare la cintura nera come l’apice del percorso. In realtà, raggiungere l’ambito grado dovrebbe rappresentare solo l’inizio di una continua evoluzione. Se l’obiettivo finale è semplicemente ottenere una cintura desiderata, si rischia di perdere di vista il vero significato della disciplina: il costante miglioramento, l’apprendimento senza fine e la ricerca della perfezione tecnica.

Se è la cintura che cerchi, il Jiu-Jitsu non è per te
Il BJJ è una disciplina che va ben oltre il semplice accumulo di riconoscimenti visibili. La vera essenza risiede nel percorso personale, dello studio sul tatami e nell’impegno quotidiano per diventare tecnicamente migliori. Le cinture, seppur simboliche, dovrebbero essere il riflesso di una crescita autentica e di un impegno profondo, non un trofeo da esibire senza il giusto valore dietro. È necessario riscoprire il significato originario di ogni promozione e riscoprire il vero spirito del Jiu-Jitsu, dove la competenza e l’esperienza e l’evoluzione personale contano ben più di una semplice etichetta di colore.

Mentre il panorama del BJJ continua a evolversi e ad abbracciare nuove modalità come il No Gi o Grappling, è fondamentale che atleti, istruttori e appassionati si interroghino sul valore reale dei riconoscimenti e sul percorso che ciascuno di noi intraprende. Tenendo sempre a mente che il grado ottenuto è strettamente legato alla propria evoluzione personale. L’agonismo ha un peso, se nella pratica viene considerato anche quello.

Solo così si potrà preservare l’autenticità e la vera essenza di questa nobile arte marziale.


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