L’uomo Tigre”, creato originariamente da Ikki Kajiwara e Naoki Tsuji, è un’iconica serie anime degli anni ’70 che ha affascinato generazioni intere con la sua miscela di azione, avventura e insegnamenti morali. La trama segue le gesta di Naoto Date, un giovane lottatore di wrestling giapponese che, ispirato dal suo maestro, decide di indossare una maschera a forma di testa di tigre e combattere contro il male in tutte le sue forme.
L’eroe mascherato che combatte contro il male
L’Uomo Tigre è un anime che, in un modo o nell’altro, è rimasto impresso nell’imaginario collettivo; sarà appunto per la sigla coinvolgente, sarà per le tematiche affrontate (semplici ma di grande impatto), sarà per la violenza inaudita di alcune scene. L’Uomo Tigre (in originale Taiga Maska, storpiatura giapponese di Tiger Mask) è un manga del ’69 noto in Italia principalmente per la sua versione animata, arrivata sui nostri teleschermi nel 1981 (anche se in Giappone si era concluso circa 10 anni prima)
Il successo
Il successo dell’opera è dovuto in gran parte al parallelismo che c’è tra l’Uomo Tigre (che segue il classico percorso di formazione/crescita/redenzione tipico di molti eroi di narrativa) e la società giapponese dell’epoca (una società che ha appena perso una guerra, era alleata con la feccia del mondo, ha subito due esplosioni nucleari e che stava cercando di riprendersi in tutte le maniere). Ma anche qui da noi ha avuto un discreto successo, oltre che numerose critiche per “l’eccessiva violenza”. L’Uomo Tigre ha avuto una fama tale che ancora oggi molti lottatori calcano i ring delle federazioni di wrestling giapponese usando la gimmik (cioè il “personaggio”) di Tiger Mask. Addirittura di tanto in tanto qualche orfanotrofio giapponese riceve delle sostanziose donazioni ad opera di anonimi benefattori, ovviamente tutte a nome di “Naoto Date”.
Nella lotta è TEMIBILE
Come ogni cartone animato che si rispetti, anche L’Uomo Tigre ha una sigla capace di renderlo immediatamente riconoscibile. Nella versione originale, la breve canzone era stata ideata da Hiroshi Nitta con il testo di Nashio Kitani e nel 2019 ha compiuto 50 anni. In Italia invece il testo è opera del gruppo musicale I Cavalieri del Re ed è cantata da Riccardo Zara, uno degli artisti. “È l’uomo tigre che lotta contro il male, combatte solo la malvagità”, recita il ritornello, diventato un pò un tormentone, che nello stesso tempo racconta per sommi capi il carattere dell’eroe, che lotta contro il male e si nasconde dietro una maschera.
I bizzarri avversari de L’Uomo Tigre
Uomini insetto, rettile, con la testa a forma di pene. Sono svariati e con le forme più improbabili i lottatori contro cui si è trovato a dover combattere l’Uomo Tigre nel corso degli episodi. Molti di questi sono totalmente frutto della fantasia degli autori, altri invece (e forse questa è una curiosità che non tutti sanno) sono wrestler veri, che esistono quindi nella realtà. Compaiono, ad esempio, Antonio Inoki, ex politico e cittadino brasiliano, e nomi di lottatori che appartengono al mondo del wrestling giapponese. Esiste addirittura un vero Uomo Tigre (Tiger Mask), che dovrebbe essere il luchador Satoru Sayama.
La Tana delle Tigri
Naoto Date/Tiger Man, tornato a visitare quello che era stato il suo orfanotrofio, decide di non rispettare l’obbligo nei confronti della Tana delle Tigri e aiutare invece tutti gli orfani con il denaro vinto con gli incontri: decide così di saldare il debito contratto dall’orfanotrofio con uno strozzino e prende a combattere onestamente, appoggiato anche da reali lottatori come Antonio Inoki, Giant Baba e Kintaro Ohki anche per non influenzare negativamente i suoi giovani ammiratori.
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